Il nuovo regolamento delle scuole di archivistica, paleografia e diplomatica degli archivi di stato
di Paolo Franzese
Sulla Gazzetta Ufficiale del 7 febbraio 2022 è stato pubblicato il “Regolamento concernente le funzioni, l’organizzazione e il funzionamento delle Scuole di archivistica, paleografia e diplomatica degli Archivi di Stato” (Decreto 1° ottobre 2021, n. 241), in dichiarata attuazione di un articolo del decreto legislativo n. 368 con cui, nel lontano 1998, fu istituito il Ministero per i beni e le attività culturali. La norma sostituisce, dopo ben 111 anni, quella compresa nel capo V del titolo II del “regolamento per gli Archivi di Stato”, emanato con il regio decreto 2 ottobre 1911, n. 1163.
Il provvedimento, auspicato, già a partire dagli anni Quaranta del secolo scorso, da docenti e da autorevoli archivisti, anche attraverso la predisposizione di progetti innovativi, appare come una risposta alle aspettative di un molto atteso cambiamento da parte di chi ha lavorato in queste scuole, per le tante difficoltà incontrate nell’operare, con strumenti inadeguati, nei diversi contesti storici e amministrativi. Molto attento a non prevedere oneri per le finanze statali, il provvedimento disegna un ordinamento interamente compreso nelle strutture e nelle risorse del Ministero della cultura, senza alcun apporto di quelle universitarie.
Strettamente incardinate agli Istituti che le ospitano, le Scuole conservano le sedi preesistenti e la denominazione, che precedenti progetti di revisione avevano proposto di chiamare Scuole di Archivistica, per sottolineare la preminenza fra le altre di questa disciplina, implicata da qualunque intervento sugli archivi. Allo stesso tempo, tuttavia, costituisce un’innovazione di sicuro rilievo la riorganizzazione delle Scuole e l’ampliamento delle loro finalità formative, prima limitate agli archivisti e ora finalmente estese anche agli “operatori degli archivi storici e correnti, sia pubblici sia privati”, per i quali, fino ad oggi, il Ministero non aveva ancora predisposto regolari processi formativi. Agli archivisti sono destinati “corsi di specializzazione per archivisti di durata biennale”, ai secondi, fra i quali soprattutto gli addetti ai sistemi e ai processi di archiviazione degli uffici periferici dello Stato e degli enti pubblici, “corsi di formazione e aggiornamento per la gestione documentale, di durata non superiore all’anno”.
Innovativa, rispetto alla precedente unicità del corso per gli archivisti e dell’esame finale, è l’introduzione, coerente con l’ordinamento universitario italiano, della possibilità di scegliere fra l’indirizzo di studio paleografico e quello contemporaneistico, a ciascuno dei quali corrisponde ora una diversa articolazione didattica in insegnamenti e quindi in esami obbligatori e opzionali.
L’accesso al corso di specializzazione è riservato ai laureati, mentre per quello di “formazione e aggiornamento per la gestione documentale” la laurea costituisce solo un titolo preferenziale, rispetto al diploma di scuola secondaria di secondo grado. Le conoscenze di base in materia di archivi, prima risultato dell’insegnamento e della formazione forniti proprio da queste Scuole, ora costituiscono invece un requisito per
l’accesso al primo dei due corsi, da verificare attraverso il superamento di una prova scritta affiancata alla tradizionale traduzione dal latino, confermata anche per chi ha intenzione di scegliere l’indirizzo contemporaneistico. I funzionari archivisti accedono ai corsi anche in soprannumero rispetto ai posti stabiliti dal bando del Direttore e senza dover sostenere alcuna prova di ammissione.
Viene meno il principio della completa gratuità del corso per archivisti, in quanto agli ammessi è richiesto ora di concorrere alle spese “mediante rimborsi determinati nei relativi bandi dal Direttore di ciascuna Scuola”. L’ammissione agli esami di profitto è subordinata alla frequenza di almeno l’80% delle ore di insegnamento relative alla specifica materia, anche se tenute in modalità a distanza.
La rigida e burocratica organizzazione precedente è in parte attenuata con la costituzione di un Consiglio didattico che, presieduto dal Direttore dell’Archivio di Stato ospitante e composto dai titolari degli insegnamenti attivati, “formula proposte ed esprime pareri in materia di organizzazione e di coordinamento delle attività didattiche e formative”. Una forma di coinvolgimento è prevista anche per il Soprintendente archivistico e bibliografico, che, anche attraverso un proprio delegato, può partecipare alle riunioni del Consiglio in cui si esaminano i programmi dei corsi di formazione. Quest’organo collegiale ha anche il compito di provvedere alla valutazione comparativa dei curricula dei candidati al corso gestionale e di affiancare il Direttore nella predisposizione del piano annuale degli insegnamenti opzionali.
Le commissioni degli esami di profitto sono costituite dal docente della materia e da altri due insegnanti della stessa Scuola nominati dal Direttore, il quale designa anche i tre docenti, che, insieme con un delegato del Direttore generale educazione e ricerca, compongono la commissione delle prove finali. Nell’ambito di quelle del corso di specializzazione è prevista la discussione da parte del candidato di un “elaborato originale in una delle discipline oggetto d’insegnamento”, il cui docente relatore partecipa alla commissione.
Gli incarichi di docenza, di cui si conferma la gratuità, saranno conferiti in base alla valutazione delle domande da parte del Comitato tecnico scientifico per gli archivi, che dovrà dare la precedenza al personale del Ministero, “con priorità per quello con residenza nella città sede della Scuola”, penalizzando così coloro che risiedono altrove.
Gli insegnamenti obbligatori sia per i due indirizzi del corso di specializzazione che per il corso gestionale previsti dalla tabella A del decreto sono discipline di cui, attraverso un titolo piuttosto composito, si cerca di sintetizzare il significato e i contenuti. All’Archivistica generale, si affiancano, relativamente al primo anno, le metodologie per l’edizione critica dei documenti, elementi di diritto pubblico, “con elementi di contabilità pubblica”, “sistemi di archivi digitali”. Al secondo anno, è previsto l’insegnamento di un complesso e variegato insieme di argomenti riuniti sotto il titolo di “Archivistica tecnica”, della storia delle istituzioni anche post-unitarie e della progettazione e organizzazione di un servizio archivistico, che prevede tirocini o stages da svolgere presso strutture esterne. Da segnalare infine la significativa presenza, fra gli insegnamenti opzionali, della storia contemporanea.