L’Archivio accoglie i suoi visitatori in un ampio salone dove periodicamente viene esposto il prezioso patrimonio culturale che qui si conserva, attraverso mostre documentarie, giornate commemorative, percorsi didattici. L’atrio ci conduce in uno spazio che in passato era destinato ad antiche carceri. Questo luogo, un tempo malsano e temuto, oggi è stato rinnovato e dotato di moderne scaffalature; ospita le carte delle passate Preture, istituite nel 1865, costituenti il primo grado della giustizia.
L’Archivio di Stato di Salerno conserva all’incirca centomila pezzi di documentazione cartacea, che trovano collocazione oltre che nell’antico palazzo, anche in una torre documentaria, ristrutturata e ultimata nel 1995, articolata in nove piani di deposito. Di questo patrimonio fa parte sia il carteggio prodotto dagli organi periferici dell’amministrazione dello Stato aventi sede nella provincia che la documentazione di provenienza non statale.
Al primo piano dell’antico palazzo, in quella che era la sede del Preside della Regia Udienza, sono conservati i documenti (Regia Udienza, Corte e Gran Corte Criminale, Tribunali...) prodotti dalle magistrature che operarono nel Palazzo, occupando le sale teatro dei numerosissimi processi che seguirono agli episodi insurrezionali del Risorgimento. Nei meandri di queste stanze ritroviamo come testimonianza e memoria del passato una piccola cella, angusta e spoglia, in cui venivano rinchiusi i detenuti in attesa di giudizio.
Per quanto concerne la documentazione emanata dalle magistrature statali riveste particolare importanza l’Archivio dell’Intendenza, che consta di oltre quattromila buste. Istituita l’8 agosto del 1806, tale magistratura era il principale organo amministrativo della Provincia e lo studio della relativa documentazione è di fondamentale importanza per la storia di Salerno e della sua provincia nel periodo che va dal Decennio francese fino alla vigilia dell’Unità, nei suoi molteplici aspetti: dalla vita politica all’economia; dall’istruzione alla salute pubblica; dall’assetto del territorio al patrimonio architettonico. Il fondo si divide in due grandi serie: atti di Gabinetto ed affari amministrativi, ulteriormente ripartiti in numerose sottoserie.
Tra la documentazione non proveniente da Magistrature Statali, di elevato interesse sono i Protocolli Notarili, cioè i volumi che contengono gli atti rogati dai notai che per legge devono essere versati in Archivio cento anni dopo che il notaio ha cessato la propria attività. Costituiscono una vera e propria miniera di informazioni utili per la storia economica, sociale e artistica della Provincia, a partire dai primi secoli dell’età moderna. Oltre a redigere i testamenti, gli atti di acquisto e vendita, la concessione di terre a censo o in enfiteusi e i capitoli matrimoniali, i notai avevano sovente l’abitudine di annotare sui protocolli fatti memorabili come temporali, carestie, terremoti, eruzioni vulcaniche, epidemie e finanche miracoli, così il notaio Gerolamo Fiore di Salerno ci narra di quel ”magnum et insolitum diluvium” avvenuto nella prima domenica dell’ottobre del 1581 o dell’eruzione del Vesuvio del dicembre 1831 di cui ci dà notizia il notaio Matteo de Filippis di Sarno.
L’Archivio conserva anche circa millecinquecento pergamene, la maggior parte di provenienza ecclesiastica. Tra i pezzi membranacei più antichi si segnala la bolla, datata 22 luglio 1051, con la quale Leone IX conferma all’Arcivescovo di Salerno tutti i privilegi concessi alla Chiesa salernitana, mentre il documento più recente è una bolla del 25 giugno 1784, scritta in bollatica, la scrittura caratteristica della Cancelleria pontificia nell’età barocca, con la quale Pio VI nomina Giulio Pignatelli arcivescovo di Salerno.
Arricchiscono l’enorme patrimonio una raccolta bibliografica di cinquecentine, seicentine e settecentine e una collezione numismatica che copre un arco temporale che va dal VI sec. a.C. fino al 1920 circa, appartenute a Paolo Emilio Bilotti, già direttore dell’Archivio di Stato di Salerno dal 1892 al 1927.
Gli studiosi accolti e guidati in una moderna e luminosa “Sala di Studio” possono realizzare e completare le proprie ricerche, mentre al secondo piano un ampio e lussuoso salone apre le sue porte per convegni, conferenze, presentazioni esposizioni dibattiti e concerti e tutto ciò che è relativo alla cultura, alla storia e alla memoria.