La Scuola Medica
Molto si è discusso sull’origine della Scuola Medica Salernitana e sulla sua identità. Di certo possiamo dire che sorge nell’alto Medioevo in modo quasi spontaneo da una serie di passaggi empirici, sperimentali e manoscritti che non possono in alcun modo escludere l’importanza avuta in città da insediamenti monastici ma a partire dal X secolo in poi, dopo che i Concilii vietarono tassativamente ai religiosi l’esercizio della medicina fuori dai conventi, la Scuola divenne essenzialmente laica. Cronache dell’epoca e testi antichi testimoniano che alla Schola Salerni giungevano da tutta Europa sia ammalati che speravano di essere guariti, sia studenti che volevano apprendere l’arte medica, Salerno fu infatti il primo centro di studi di medicina famoso e frequentato ed anche in seguito quando in Italia ne sorsero di nuovi come Pavia Bologna e Siena, l’Hippocratica Civitas mantenne un primato incontrastato.
Tra il XI e il XIII secolo la Schola ebbe un ruolo trainante nel panorama culturale del Mediterraneo, strettamente collegato al rilevante prestigio raggiunto dalla città, Salerno era allora un centro di importanti scambi culturali e commerciali e punto d’incontro e confronto di civiltà ed esperienze diverse. Questo spiega il famoso mito dei quattro fondatori, un ebreo, un arabo, un greco e un latino i quali non sono individui ma stanno a rappresentare i vari indirizzi di culture, tese a definire “l’ars medica” che era alla base degli insegnamenti della Scuola medica. Uno dei momenti più felici di fusione di queste culture è rappresentato dalla Salerno di Alfano, monaco benedettino e vescovo nonché poeta autore e medico e dal suo confronto con Costantino l’Africano maestro colto ed esperto in molte scienze, che da Cartagine arriva a Salerno nel 1077, lo studio e il dibattito tra i due segna la trasmissione in latino di tutto il sapere medico, appartenente alla cultura greco ebraica ed araba.
La Scuola dando i rimedi per ogni sofferenza e le norme per vivere sani, annientava quel misticismo medioevale che comandava la privazione della carne, la mortificazione dello spirito e l’astinenza del piacere e consigliava di godere con giusta moderazione di tutti quei beni che possono rendere bella l’esistenza terrena. Una delle novità fondamentali sta nel non accettare passivamente la malattia, non ci si arrende di fronte ad essa, la si combatte e cura, soprattutto si cerca di prevenirla con strumenti medici ma anche con una dieta corretta ed equilibrata inoltre, l’erboristeria e la fitoterapia hanno un ruolo determinante nella cura delle varie patologie. I maestri salernitani scendono dalla cattedra per avvicinarsi al giaciglio del paziente e dissertare con gli allievi circa gli aspetti clinici delle malattie, oltre all’anatomia si sviluppa anche se con un percorso diverso la chirurgia.
Si trattava di un ambiente culturale influente e prestigioso, ma non ancora organizzato in istituzioni accademiche, il primo riconoscimento legale della Scuola si ebbe nel 1231 con le Costituzioni promulgate a Melfi dall’Imperatore svevo e Re di Sicilia Federico II, questi riconobbe alla Scuola di Salerno il primo modello di Università, riconfermandole un ruolo centrale nel Regno infatti stabilì che per avere la licenza imperiale per esercitare la professione medica, bisognava superare un esame preliminare davanti ai maestri salernitani.
Molto più importante fu il decreto del 1241 con il quale si stabilirono le norme per lo studio della medicina si trattava di un cursus studiorum consistente in tre anni di logica e cinque di medicina e chirurgia e solo dopo questo periodo si conseguiva la “licentia practicandi”. Di questo decreto è importante rilevare l’obbligo voluto da re di studiare “anotomia su’ corpi umani” un significativo progresso per superare antichi pregiudizi sulle autopsie.
Nel 1280, vi fu l’approvazione di un primo Statuto da parte di Carlo II d’Angiò con cui la Scuola venne dichiarata “Studium generale” in medicina.
A partire dal XIV secolo, quando altre istituzioni italiane ed europee, vanno emergendo, la Scuola inizia gradatamente a non essere più quel centro di diffusione del sapere medico, la sua importanza certamente non si esaurì, come numerose opere ne danno testimonianza, ma la sua storia andò provincializzandosi nonostante l’attenzione e gli interventi a suo favore.
Il Collegio Medico
I documenti dell’antico Collegio arrivarono nell’Archivio di Stato Salerno nel 1943 grazie ad un lungo e profuso impegno di Leopoldo Cassese e rappresentarono una svolta importante e conclusiva alla realizzazione del progetto che l’eminente studioso si era prefisso proprio quello di recuperare e riconsegnare alla città quanti più documenti possibili attinenti alle attività della Scuola e del Collegio.
Grazie al suo profondo interesse e studio venne chiarita “l’erronea nozione che fa della Salernitana Schola e del Collegium Medicorum tutta una cosa” e di conseguenza aveva creato una confusione nei documenti egli infatti chiarì che si trattava di due strutture diverse e precisava che il Collegium era un organismo, che esaminava e conferiva i gradi accademici, indipendente dalla Schola o Studium che svolgeva un’attività scientifica inerente alla formazione dei dottorandi.
La documentazione molto ricca e varia permette di ripercorrere la storia di questa importante istituzione dalla metà del secolo XV fino agli inizi del XIX quando, ne fu decretata la chiusura. Tra i documenti più rilevanti vi sono i più antichi diplomi emessi dal priore Jachetta de Granata si tratta di due licenze in chirurgia una del 1473 e risulta essere la più datata l’altra del 1477 e una licenza in fisica rilasciata nel 1478. Molto interessante è una copia del 1592 degli antichi Capitoli e Costituzioni che attraverso ventuno punti ne regolavano le attività. Un’attenzione particolare meritano i cinque cartoni cioè dei manifesti che annunciavano le dispute che avrebbero tenuto i maestri, gli studenti prossimi alla laurea o i dottori alle soglie del secondo dottorato, e venivano affissi nelle Chiese o nelle piazze per annunciare l’argomento, il giorno ed il luogo del dibattito e i relativi passi da discutere.
Normalmente le dispute costituivano le prove finali sostenute dai candidati il giorno del conseguimento della laurea ma, ve ne erano anche di più solenni tenute vari giorni prima alla presenza di un folto e dotto pubblico, che venivano proprio annunciate dai cartoni.
Un prezioso elenco dei dottorati del 1652 ci attesta la provenienza di studenti da luoghi anche molto lontani si segnalano infatti iscrizioni di alunni provenienti da Malta, da Roma da Genova e dalla Sicilia.
Importanti sono anche nove Registri contenenti le minute di laurea dal 1566 fino al verbale dell’ultimo laureato rilasciata il 21 dicembre del 1811 a cui segue la nota dell’Intendente Salvatore Mandrini che ne ordina la chiusura il giorno 25 gennaio 1812. In trentadue volumi sono compresi gli Acta Doctoratus datati dal 1586 al 1690 ossia le informazioni di studio, tutti coloro che aspiravano alla laurea rivolgevano istanza al Collegio esibendo la documentazione richiesta circa lo stato civile ed il curriculum scolastico, il priore assunte le debite informazioni ed esaminati gli atti, emetteva una risoluzione, in base alla quale l’aspirante poteva essere ammesso. Ad essi si aggiungono gli Acta Doctorum in tre volumi sono i fascicoli personali dei soli dottori salernitani che componevano la famosa organizzazione.
Di grande effetto sono i 16 diplomi di laurea, tutti in pergamena di varie dimensioni e si presentano ben conservati anche se privi del sigillo che ne completava il documento, il diploma rilasciato dal Collegio era infatti un documento pubblico ed in quanto tale veniva compilato dalla cancelleria, cioè dalla segreteria della Scuola, secondo uno schema ben preciso e con l’osservanza di determinate forme, essi venivano rilasciati dal priore che ne rappresentava la maggiore autorità.
Un pomposo e ricco cerimoniale si accompagnava al conferimento delle lauree le quali si tenevano per il XVI secolo nella Cappella di Santa Caterina, attigua al Duomo, dal XVII secolo in poi la sede delle lauree risulta essere sempre il Salernitanum Palatium che potrebbe identificarsi con il complesso di San Pietro a Corte.
Tale carteggio è la preziosa testimonianza di un passato glorioso e di come la città abbia beneficiato di una così importante Istituzione che era in grado di conferire “status symbol” e prestigio ai suoi laureati.