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Archivio di Stato di Salerno

Lampi di Genio. Philippe Halsman

Mostra diffusa 8 aprile - 2 giugno 2025

Ritratto di Tippi Hedren. Philippe Hausman

L'Archivio di Stato di Salerno ospita una sezione della mostra fotografica diffusa "Lampi di Genio. Philippe Halsman" a cura di Alessandra Mauro

Le opere fotografiche di Philippe Halsman sono il perfetto equilibrio quasi alchemico di forze opposte tra soggetto e personaggio. Per ogni sessione di posa riesce a mettere in campo intense e folgoranti drammaturgie, piccole e grandi, che ancora oggi colpiscono per intelligenza e freschezza.

Pochi come Philippe Halsman hanno impresso alla fotografia di ritratto un impulso così importante al punto da istituire un proprio stile, inaugurare una cifra e un metodo, che è poi quello del ritratto psicologico, da cui non è più possibile derogare.

La storia di Halsman è quella di un autore in grado di lavorare, come dice il titolo di un suo celebre libro, tra sguardo e introspezione, sight and insight, intuizione immediata, lampi di genio, e pratica acquisita nel tempo.

Ma la sua è anche la storia di uomo europeo che ha vissuto sulla propria pelle i drammi del secolo trascorso da poco, la guerra, il razzismo, l’odio e la segregazione.

Halsman è affascinato dalla capacità della fotografia di suggerire la personalità dei soggetti evocandone la vita, ma anche solo un aspetto dell’esistenza o del lavoro. Ma anche la metafora e l’intera gamma di figure retoriche utili per rendere il discorso visivo vivace, leggero ma ponderato, nuovo.

Complici di questo gioco, nelle fotografie i soggetti guardano negli occhi il loro carnefice, il fotografo, che con gentilezza irremovibile cerca di frantumare la loro immagine stereotipata, di stravolgere le consuetudini e rivelare qualcosa di diverso, di inatteso, di attuale e profondo.

Ogni sessione di posa diventa quasi una seduta di psicoterapia e ogni performance è un risultato, un traguardo, uno svelamento e un’occasione di conoscenza, non solo per il fotografo ma, senz’altro, per il fotografato. Così Philippe Halsman riesce a muoversi tra la verità e la finzione, tra l’impostura del personaggio e la realtà della persona, con una leggerezza sopraffina, creando immagini come veri arabeschi di identità per chi vuole provare l’emozione di stare davanti al suo obiettivo (magari anche saltando) e per chi, come noi, può ora emozionarsi guardando, uno dopo l’altro, quei ritratti, scavando insieme al fotografo la prima superficie, quella della maschera pubblica, per arrivare a qualcosa di più intimo, più vero:

“Il risultato finale è un’altra superficie da penetrare, questa volta grazie alla sensibilità di chi guarda. Spetta infatti a lui decifrare l’inafferrabile equazione tra il foglio di carta fotografica e la profondità dell’essere umano”.  (Philippe Halsman)

di Alessandra Mauro
Curatrice Mostra



Ultimo aggiornamento: 17/05/2025